La madre by Massimo Gorki

autore:Massimo Gorki [Gorki, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2017-12-03T05:00:00+00:00

3.

Per tre giorni continuarono a discorrere del passato. I ricordi sollevandosi con sconvolgente insistenza dal fondo di un'anima lungamente addormentata, domandavano la ragione di tanto orrore. La madre vedeva l'attenzione con cui i due fratelli l'ascoltavano e si sentiva sempre più indotta ad aprire loro il suo cuore, liberandolo da una buia e angusta prigione.

Il quarto giorno, la madre e Sofia si presentarono a Nicolai vestite come due povere borghesucce, con logori abiti di cotonina, una bisaccia sulle spalle e un bastone fra le mani. In quell'acconciatura Sofia sembrava più piccola, e il suo viso pallido più severo.

- Si direbbe che non hai fatto altro che visitare monasteri, - osservò Nicolai.

Poi le diede una vigorosa stretta di mano, e la madre ammirò la semplicità e la naturalezza dei loro rapporti: né baci, né parole tenere, ma una reciproca e sincera sollecitudine. Dalle sue parti, invece, tutti si sbaciucchiavano, si dicevano paroline tenere e si mordevano fra loro come cani affamati.

Le due donne attraversarono in silenzio la città, uscirono dall'abitato e proseguirono a fianco a fianco per una strada di campagna fiancheggiata da vecchie betulle.

- Non vi stancherete? - domandò la madre a Sofia.

- Pensate che non abbia mai camminato? Ci sono abituata.

Sorridendo allegramente come se raccontasse una birichinata infantile, Sofia parlò alla madre della propria attività rivoluzionaria. Aveva vissuto sotto falso nome e con un passaporto falso, s'era travestita per sfuggire alle spie, aveva trasportato pesanti pacchi di stampe clandestine da una città all'altra, aveva organizzato la fuga dei compagni condannati alla deportazione e li aveva accompagnati poi all'estero. Nel suo appartamento era stata impiantata una tipografia clandestina, e quando la questura, informata del fatto, aveva ordinato la perquisizione, essa era riuscita, un attimo prima che arrivassero i gendarmi, a travestirsi da cameriera e a uscire. Sul portone s'era scontrata con gli agenti e così come si trovava, senza cappotto, con un leggero fazzoletto in testa e la lattina del petrolio in mano, aveva lasciato la casa. Era inverno, il freddo era pungente, e lei aveva attraversato la città da un capo all'altro. Un'altra volta era andata a trovare alcuni conoscenti in una città vicina e salendo le scale della casa dove abitavano, s'era accorta che nell'appartamento c'erano i gendarmi; poiché era troppo tardi per tornare indietro, aveva coraggiosamente suonato alla porta del piano sottostante, e presentandosi con la valigia agli ospiti sconosciuti, aveva raccontato francamente ciò che le era accaduto.

<Se volete, potete consegnarmi, ma sono certa che non lo farete...>, aveva detto con naturalezza. Quella gente s'era molto impaurita, e nessuno aveva dormito per tutta la notte, aspettandosi da un momento all'altro che suonasse il campanello; però non l'avevano tradita e la mattina dopo ridevano con lei.

Un'altra volta si era travestita da monaca e, salendo sullo stesso treno dell'agente incaricato di pedinarla, s'era seduta accanto a lui e ne aveva ascoltato le confidenze sulla propria scaltrezza e abilità di metodo. Quell'uomo persuaso com'era che lei si trovasse in una vettura di seconda classe, scendeva a ogni fermata dal treno e rientrando le diceva: <Non c'è; si vede che dorme.

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